Ho sempre creduto che un evento sia un successo quando davvero lascia un segno in chi vi partecipa.
E decisamente con me #albeinmalga ci è riuscito. Nata con il mare dentro, in una zona di monti bellissimi ma che si chiudono attorno ad un lago che ancora non riesco a sentire mio, non sono mai stata una camminatrice, piuttosto una sbuffatrice seriale, che non capiva quale fosse il fine ultimo del fare un sacco di fatica per arrivare “solo” in cima ad una montagna.
E una delle cose che ho scoperto in questi due giorni è che mi sbagliavo di grosso. È stato come superare un limite ( sbuffando sempre eh:D), arrivare dove non avrei creduto di riuscire, solo con le mie gambotte non allenate. Per godere di paesaggi come quelli vissuti in questi due giorni in Val di Fassa, che si fissano sulla retina e ti restano dentro e con la loro invariabile fermezza, diventano un punto cui tornare, almeno con la mente, quando ci si sente soffocati tra i palazzi e le mura brianzole.
Ma che cos’è #albeinmalga?
Più o meno ogni week end d’estate ( da luglio a settembre) in Trentino si organizzano escursioni di due giorni che prevedono di passare una notte in un rifugio, per poi assistere, la mattina seguente, alla mungitura delle mucche in malga, e alla produzione del formaggio. Potete scegliere in quale valle andare, e la nostra scelta è caduta su Canazei e sulla Val di Fassa, un po’ per coincidenza di date, e un po’ perchè avevo voglia di vedere il famoso rifugio Contrin, di cui tanto avevo sentito parlare. Si tratta infatti di un rifugio ricavato da un’antica base Austriaca, da qui impartivano i comandi a tutto il fronte di confine Italo/Austiaco. Un punto strategico della prima guerra mondiale, che porta in se ancora oggi, anche dopo la recente ristrutturazione, il peso della storia che si è consumata tra queste mura, sotto gli occhi silenziosi di alcune delle più belle cime domitiche.
Siamo partiti con Nic e la nostra Sally, e siamo stati accolti in maniera splendida. La passeggiata per la salita al Contrin è piacevole, leggermente in salita, ma insomma affrontabile anche da chi non è particolarmente allenato, basti pensare che Nicco ( 3 anni) l’ha fatta quasi tutta a piedi, escluso un piccolo momento di stanchezza. Noi abbiamo dovuto cercare di tenere un passo più rapido di quello della pioggia,ma anche quando le prime gocce ci hanno raggiunto, abbiamo continuato la salita al canto di “Ciao ciao ciao Partigiano…” intonato dal piccolo di casa.
La cena non è solo un momento estatico per le papille, ma diventa anche piacevole punto di ritrovo con gli altri partecipanti: ci si conosce, si scherza, si ride in attesa di coricarsi abbastanza presto per avere la forza necessaria il giorno successivo, per la levataccia all’alba.
Ci siamo addormentati con un cielo ancora coperto di nubi, e la mattina alle 5 abbiamo trovato spiragli di azzurro a far capolino sopra la cima della Marmolada.
Di buon passo siamo arrivati alla vicina malga,e mentre il sole faceva capolino dalla Signora delle Dolomiti, abbiamo convinto le mucche a tornare nelle stalle per la mungitura, e abbiamo assistito alla produzione del burro e del formaggio di malga.
I bambini ( e non solo ) hanno potuto provare a mungere le mucche, e anche i più piccoli sono rimasti affascinati dalle manone del sig. Konrad che con piglio esperto lavorava il latte appena munto da cui sarebbero nati gli ottimi formaggi di malga.
Poche le parole da spendere riguardo alla colazione ( cioè a Milano lo chiamerebbero brunch, e di quelli seri:D) offerta dalla malga, con burro appena preparato, pane fresco impastato con noci, semi di zucca o fiori di montagna, speck, formaggi di malga, uno yogurt leggerissimo da insaporire con le marmellate appena fatte e dolci di ogni genere…
La nostra escursione è poi continuata con la salita al passo San Nicolò, sotto la guida di Giuliano, guida alpina della Val di Fassa: ecco, questa parte mi ha decisamente messo alla prova:D e ho imparato che non si deve mai credere alle guide. Se ti dicono che la passeggiata è semplice e la salita è poca, mentono:D:D Anzi, riformulo.
Credere alle guide: loro conoscono la strada, e anche se non conoscono te, se ti dicono che puoi farcela, significa che sarà così. Essere riuscita a portare a termine tutto il giro è stato davvero emotivamente galvanizzante! E lo spettacolo che si vede da 2300 metri è qualcosa che mi ha davvero segnato, come una scarica di adrenalina lunghissima.
E sopratutto mi ha ricordato che esistono ancora persone belle, pronte a dare una mano a chi è magari un po’ più in difficoltà, anche a costo di rallentare il proprio passo. E no, non è cosa da poco… una nettiquette montana che forse si dovrebbe importare senza batter ciglio anche nella vita di tutti i giorni.
Insomma un enorme paradiso ( non a caso le Dolomiti sono patrimonio UNESCO) a poche ore da Milano, che vale la pena di scoprire…e credo che per noi questo sia stato solo il primo passo 😉
Se anche voi volete vivere quest’esperienza davvero meravigliosa, rivolgetevi senza remore all’ APT Val di Fassa: troverete personale gentilissimo pronto ad aiutarvi per soddisfare ogni vostra esigenza.
Tutte le foto della giornata le potete vedere qui